Il Gargano: usanze e credenze
Fino a pochi decenni fa, prima che i mezzi di informazione ed il turismo venissero a rompere definitivamente l'isolamento culturale del Gargano, qui sopravvivevano ancora alcune credenze come quella antichissima della fattura, dell'abitino; o come il sampaolaro e lo scazzamorello; usanze come il ratto prematrimoniale.

Il rito contro il malocchio (a pigghjatura d'òcchjé), sporadicamente ancora in uso, consiste nel mettere in una bacinella dell'acqua e aggiungervi 3 chicchi di grano, 3 di sale e 3 pezzetti di carbone e, dopo aver palpato la persona maliata ed avere fatto segni di croce sulla sua fronte, si dice: «Tutti i giorni è Natale, di domenica vien Pasqua, giovedì l'Ascensione, il malocchio esce fuori». A questo punto si lasciano cadere nella bacinella alcune gocce d'olio: se queste si espandono c'è il malocchio, se restano unite la iettatura non c'è. Questo rito magico-religioso veniva fatto da un componente della famiglia, ed è conosciuto in tutto il Sud.

L'abitino è un sacchetto di stoffa, fatto a volte a forma di saio, che veniva messo ai neonati per preservarli dal malocchio; anche immaginette di santi appuntate alle camicine avevano la stessa funzione. E' anche questa un'usanza estesa in gran parte del Mezzogiorno. Il ratto prematrimoniale avveniva da parte dell'uomo, con l'aiuto di un paio d'amici, in un momento propizio: la ragazza, presa di forza, veniva portata in una casa di campagna. Dopo qualche giorno, dinanzi al fatto compiuto ed in seguito al rituale rifiuto da parte dei familiari della ragazza, si fissava la date delle nozze.